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Mese del gattino

martedì 19 ottobre 2010



L’alimentazione del gattino, il primo passo importante per la sua crescita


Il primo anno di vita del gattino si suddivide in 2 importanti fasi della crescita con specifiche esigenze nutrizionali.

Per rispondere a questa necessità Royal Canin offre un’intera linea di alimenti dedicati alla crescita del gattino. Dalla nascita ai 4 mesi, il gattino affronta un periodo di crescita intensa, ha una capacità digestiva e difese naturali ridotte. Il prodotto ideale è Babycat Milk, indicato fino ai 2 mesi di età, riproduce caratteristiche molto simili a quelle del latte materno.
Cominciano poi a crescere i primi dentini ed inizia così la transizione al cibo solido. Si può passare quindi a Babycat Instinctive 10, una tenera mousse, e con Babykat 34 invece, il gattino può provare le sue prime crocchette, con una consistenza tenera adatta ai denti da latte.

Dai 4 ai 12 mesi è possibile scegliere tra i teneri bocconcini in salsa Kitten Instinctive 12 e le crocchette Kitten 36. Entrambi si adattano alla piccola mascella in crescita.

Il gattino Persiano si distingue per la delicatezza della pelle e del pelo, ma soprattutto per il caratteristico "muso schiacciato". Un alimento specifico è Kitten Persian 32: crocchette che per la loro particolare forma e tessitura si adattano al meglio alla mascella del Persiano facilitandone la presa dalla ciotola.

Fonte "la Repubblica" del 19 /10/2010

Ansiosi, compulsivi, aggressivi Se i cani vanno dallo psichiatra


Abbiamo le stesse sindromi. I comportamenti sono più diffusi di quanto si creda. Test su nuovi farmaci aiuteranno a curare anche noi

di ELENA DUSI


FRA CANI e padroni l'intesa è al primo sguardo. Ma gli uomini e i loro migliori amici non condividono solo voglia di affetto, solitudine o ansia. Osservare il comportamento di Solo, un border collie di 11 anni arruolato in un progetto di ricerca dell'università della California, aiuta a capire il perché. Solo inizia a tremare, uggiolare e correre per rifugiarsi in un luogo protetto ogni volta che sente un tuono. I fuochi d'artificio gli provocano veri e propri attacchi di panico, simili a quelli osservabili negli uomini.

L'esperienza è stata vissuta da tanti padroni, che sorridono e rincuorano i loro amici con una dose extra di carezze. Ma lo psichiatra Steven Hamilton, docente all'università della California di San Francisco, osservando il comportamento degli animali ha pensato di studiarli per capire meglio come funzionano le malattie degli uomini. E trovare nuove vie per curarle.

Solo e gli altri esemplari arruolati nello studio vengono trattati con antidepressivi e ansiolitici. Le loro reazioni avverse o gli eventuali miglioramenti sono annotati con cura dai ricercatori. Il funzionamento dei due tipi di farmaci è infatti sovrapponibile in uomini e cani, così come le percentuali di successo del trattamento. "Le similitudini sono evidenti" commenta Hamilton in un dossier dedicato dalla rivista Nature al "nuovo miglior amico degli psichiatri". E questo è vero soprattutto per gli animali con un pedigree: la rigida selezione genetica cui sono stati sottoposti negli ultimi due secoli, da un lato, ha fatto nascere malattie sia fisiche che mentali sconosciute ai meticci, dall'altro, ha reso i genomi più omogenei, facilitando la ricerca dei frammenti di Dna legati ai vari disturbi psichici.

"I cani - spiega Guoping Feng, genetista del Massachusetts Institute of Technology - sono l'unico modello esistente in natura per studiare i disordini psichiatrici. E sono anche perfetti per essere mappati geneticamente".
Una statistica della Tufts University stima che il 40 per cento dei 77 milioni di cani statunitensi soffrano di un non meglio precisato "disturbo comportamentale". Cifre difficili da verificare, ma che bastano ad alimentare un marketing per gli psicofarmaci che coinvolge anche gli animali domestici e che dà un contributo importante ai 15 miliardi di dollari che ogni anno i proprietari Usa spendono per i loro cani.

Gli psichiatri della California hanno deciso di sfruttare le somiglianze fra uomini e animali da compagnia per fini di ricerca, forti della conoscenza del Dna dei quattro zampe e della corrispondenza che alcuni geni coinvolti nelle malattie psichiatriche hanno fra le due specie.

Cane e uomo, a livello genetico, si rispecchiano in malattie come la narcolessia (caratteristica dei dobermann), nei disturbi ossessivo-compulsivi (riscontrati nei bull terrier, pastori tedeschi, danesi e golden retriever, che a volte si mordono fianchi e zampe fino a ferirsi o inseguono la coda roteando in modo ossessivo) o nei deficit di attenzione che sono stati notati in alcuni labrador impiegati come guida per ciechi.

La decisione di affidare la ricerca ai cani - dove la diagnosi precisa di disturbi psichiatrici è ancora più difficile che negli uomini - è un sintomo di quanto stagnante sia la situazione nella cura delle malattie mentali. Un'inchiesta pubblicata da Science a luglio, intitolata "Is Pharma running out of brainy ideas?" raccoglie tutti i casi di grandi aziende farmaceutiche intenzionate a chiudere i loro laboratori per lo sviluppo di nuovi farmaci.
La GlaxoSmithKline secondo la rivista è pronta ad abbandonare i settori di analgesici e antidepressivi, mentre AstraZeneca avrebbe deciso di chiudere alcuni centri di ricerca per medicinali contro schizofrenia, disturbo bipolare, depressione e ansia.

"La realtà - spiega a Science Thomas Insel, direttore dell'Istituto nazionale per la salute mentale negli Usa - è che da anni in questo campo non ci sono farmaci o idee nuove. E quasi nulla dà speranza al settore delle malattie mentali". Spetta ora ai migliori amici dell'uomo smentire la tesi sconsolata dello psichiatra.

Fonte "la Repubblica" del 18 ottobre 2010

Ritrovare Orsa: l’amore di Rita attraversa l’Italia tre volte

lunedì 4 ottobre 2010


E’ una vicenda che commuoverà qualcuno: Orsa è una cagnolona simil-Golden Retriver, ha circa tre anni e vive con Rita, una ragazza di Roma che l’ha salvata da un brutto canile. Rita però non è una ragazza “comune”, non ha salvato solo Orsa, lei gli animali li salva quotidianamente, tutti quelli che riesce, li porta al sicuro sulla sua “Arca” anche se probabilmente ne avrà visti morire molti sotto i suoi occhi, impotente come spesso purtroppo gli animalisti sono costretti a sentirsi.

Orsa e Rita vivono assieme in casa, ma la cagnolona sembra non gradire molto la presenza dei gatti e a malincuore Rita decide di farla adottare. Una proposta concreta arriva dal Nord, precisamente da Bergamo. Orsa arriva a destinazione il primo Agosto, verso sera. Originariamente destinata ad un appartamento, la quadrupede viene portata ad Almeno San Salvatore, ai piedi della Valle Imagna, in una casa con giardino. Da qui le voci iniziano a rincorrersi, a sovrapporsi. C’è chi dice che abbia saltato la cancellata, altri che il fattaccio sia avvenuto durante una passeggiata, fatto sta che Orsa, neanche cinque giorni dopo il suo arrivo scappa dai suoi nuovi padroni.

Rita lo viene a sapere, si sente male, deve per forza andare a cercarla, ha paura per lei, che stia male, o che muoia di fame o di sete. Tra mille traversie arriva a Bergamo, il viaggio non è dei più facili, per vari fattori sui quali si è deciso di sorvolare, rovinerebbero la magia di questa storia. Rita però non riesce nell’impresa di ritrovare la sua cagnolona, resta ad Almenno un giorno intero, gira per il paese, per i boschi, per le campagne, ma niente. E’ costretta a tornare a casa, non c’è solo Orsa alla quale pensare. L’arca di Rita è un associazione impegnata all’inverosimile nel salvataggio di pelosi in difficoltà.

In ogni caso vengono stabiliti alcuni contatti con la gente del posto, residenti in paese e volontari locali. Nazzarena, uno degli “Angeli di Pasquale“, da Orsa prova ad andarci tutti i giorni, per mettergli il cibo, per chiamarla e provare ad avvicinarla, la vede anche, ma la pelosa è spaventata, di più, terrorizzata , è forse stata presa dentro di striscio da un’auto, zoppica e teme qualunque cosa si muova. Scappa sempre, anche se con il passare dei giorni diventa possibile capire all’incirca il suo percorso, che pare essere sempre quello, più o meno.

I volontari impegnati per Orsa sono molti: chi va sul posto, chi diffonde gli appelli, chi prende contatti. Passano altri giorni, ormai più di una settimana, Rita vuole fare un secondo viaggio, lo sta organizzando, ma è sempre più dura, lei tutto quello che ha lo dà agli animali e i viaggi al nord da Roma non erano certo previsti, ma per Orsa si può fare tutto, vero Rita?

Noi di NewNotizie seguiamo da vicino tutta la vicenda, andiamo a cercare Orsa e non temiamo smentite nel dire che l’intero paese di Almenno San Salvatore si è mobilitato nell’aiutare Rita e gli altri volontari in quella che stava diventando una vera e propria lotta con tro il tempo. Vengono diffuse diverse locandine in tutto il paese e nei comuni limitrofi. A dire il vero, pare che qualcuna sia pure stata strappata da mani ignote, ma è la cosiddetta eccezione, pur negativa, che conferma la regola; in pratica ogni abitante di Almenno è a conoscenza di chi sia Orsa, sa chi chiamare in caso dovesse avvistarla, diverse persone si offrono anche per metterle del cibo e provare a fare che si fidi di loro, nel tentativo di fermarla e poterla far tornare finalmente a casa.

Il secondo viaggio di Rita ha la sfortuna del primo, niente Orsa, nemmeno stavolta. Tutti la vedono in giro, e chiamano i numeri appositi, ma quando Rita giunge a Bergamo, Orsa scompare, un caso, infame, del destino. Il giorno dopo Orsa è in una delle vie dove Rita è stata a cercarla, dove l’aspettava. I testimoni raccontano che la cagnolona gira su se stessa e annusa tutta la via, ma Rita purtroppo è già tornata a Roma. Quando i volontari giungono sul posto, Orsa, un’altra volta, non c’è più. Rita sta sempre peggio, ma non si vuole arrendere.

A tre-quattro giorni dal suo ritorno a Roma, Orsa viene avvistata un’altra volta. Alla mattina segue una ragazza col suo cane, al pomeriggio se ne va per i boschi, dove trova acqua, e probabilmente anche cibo. A una certa ora, le sette di mattina, pare venga sempre alla piazza del Comune, ci andiamo anche noi e incontriamo due agenti della Forestale che su segnalazione sono venuti a cercarla, Orsa però non c’è, un’altra volta. E’ un’interminabile lotta di nervi.

Altri rinforzi arrivano dalla Rapid Dog Rescue di Milano, tre loro volontarie si “autospediscono” ad Almenno, anche loro la vedono, ma Orsa, da come corre, pare stia fin troppo bene. La realtà è leggermente differente, anche se fortunatamente la pelosa non è allo stremo, ma la notizia, nella tragicità della vicenda, risolleva un po’ il morale a Rita, che decide che questo destino debba essere preso a calci nel sedere. Ritorna a Bergamo, stremata, con la febbre, stavolta per due giorni e ancora, per quei maledetti due giorni, Orsa non si vede. E’ Lunedì sera 23 Agosto, l’indomani mattina Rita partirà per Roma e stavolta, davvero, non potrà più tornare per chissà quanto tempo.

Pare che abbia vinto il destino, ma quest’ultimo è sempre stato del tutto imprevedibile. Quella stessa sera arriva la telefonata dell’Asl, Orsa è stata accalappiata, si era rifatta vedere in piazza, Rita poche ore prima era lì . Gli adottanti di Bergamo ai quali era stata inizialmente riconsegnata, visto l’incredibile amore di Rita acconsentono a restituirgliela. Ora le due non si separeranno più.

Attraverso un comunicato, giunto in redazione, ma diffuso anche attraverso i vari social network, l’Arca di Rita ringrazia pubblicamente tutti gli abitanti di Almenno San Salvatore, indistintamente, per la fortissima collaborazione dimostrata ai fini del ritrovamento di Orsa, oltre a tutti i volontari che hanno aiutato, operativamente, virtualmente ed economicamente. Questi ultimi, sono stati davvero tanti, impossibile citarli tutti. La degna conclusione la potete vedere nella foto, datata 23 Agosto notte. Passato il terrore del randagismo, della solitudine e della fame, Orsa ha finalmente riconosicuto la sua più grande amica. In un abbraccio, tutto l’amore di Rita.

A.S.

fonte: newnotizie.it

RICKETTSIOSI

domenica 12 settembre 2010


Le zecche che colpiscono il nostro cane possono trasmettere la Rickettsiosi Le Rickettsie sono piccoli microrganismi, coccoidi o coccobacillari, con dimensioni poco maggiori dei grandi virus. Non hanno vita libera, ma sono parassiti endocellulari obbligati, caratterizzati da uno spiccato polimorfismo: possono presentarsi sia in forme isolate che in brevi catenelle. Vivono nell’intestino di artropodi ematofagi (fra cui le zecche) per i quali, generalmente, non risultano patogene. La specie umana ed altri animali, invece, possono ammalarsi in seguito alla puntura di questi insetti vettori, che costituiscono il serbatoio naturale della malattia. La loro posizione tassonomica, però, risulta ancora incerta, in quanto le loro dimensioni le rendono affini ai virus, mentre la sensibilità ad alcuni antibiotici le fanno classificare fra i batteri. La Rickettsiosi canina, causata da Rickettsia rickettsii, è una diffusa malattia infettiva, praticamente cosmopolita. In Italia, però, le zone più colpite sono la Liguria e le grandi isole, ambienti caldo-umidi assai favorevoli allo sviluppo delle zecche. Tale patologia, anche detta “Febbre Maculosa o Bottonosa delle Montagne Rocciose”, viene trasmessa al cane attraverso il morso di una zecca infetta, appartenente al genere Rhipicephalus sanguineus. Dopo una incubazione di 1-3 settimane, l’infezione può manifestarsi clinicamente in forma acuta, subclinica o cronica, ma è difficile distinguere le varie fasi sulla sola base clinica. I SEGNI CLINICI I più comuni segni clinici sono rappresentati da depressione ed anoressia, perdita di peso, mucose pallide, febbre, tendenza alle emorragie (petecchie, ecchimosi, epistassi), linfoadenopatia e splenomegalia, zoppia associata a dolore articolare. Tuttavia, la gravità della malattia sembra relativa alla sensibilità della razza, all’età ed all’immunocompetenza dell’ospite: infatti, generalmente, le infezioni croniche da Rickettsie si rivelano più gravi nel Dobermann e nel Pastore Tedesco. Diagnosi Il sistema diagnostico clinicamente più utile ed affidabile per formulare diagnosi di Rickettsiosi è rappresentato dai tests sierologici, che si basano sull’analisi della presenza di anticorpi contro Rickettsia nel siero di sangue. Fra tutti, quello dell’immunofluorescenza indiretta è il più comunemente usato. Trattamento Il primo passo comprende un’attenta valutazione clinico-patologica, al fine di riconoscere le complicazioni multiorganiche infiammatorie. Successivamente, si procede con la somministrazione di farmaci antimicrobici, quali Doxiciclina o Imidocarb. La prevenzione consiste nel tenere sotto controllo l’infestazione di zecche, utilizzando sul cane e nell’ambiente validi prodotti antiparassitari. Per maggiori informazioni : mauriziapallante@libero.it Autore: di Maurizia Pallante 
 

GATTO CORRE PER 3.000 KM E RITROVA LA SUA PADRONA

giovedì 24 giugno 2010




La sua padrona aveva traslocato, spostandosi di oltre tremila chilometri, da Gulistan, in Uzbekistan, a Liska, in Russia. Ma Karim, un gattino grigio evidentemente molto legato alla sua proprietaria, non si è rassegnato all'idea di non vederla più: si è messo in viaggio e alla fine l'ha trovata, due anni dopo. La donna, di nome Ravila, 52 anni, è tornata a casa e si è ritrovata il felino sulla porta, rimanendo decisamente sorpresa. "Sapevo che pochi giorni dopo il nostro trasloco i vicini, ai quali lo avevamo lasciato, non lo ritrovavano più - racconta Ravila - dicevano che era triste e che era fuggito, di lui non avevamo saputo più nulla. Poi un giorno sono tornata a casa e ho visto questo gatto davanti alla porta, sembrava che mi stesse aspettando. Quando l'ho preso in braccio, ho visto che era Karim". Il gatto era stato lasciato in Uzbekistan perché si pensava che non avrebbe retto un viaggio così lungo, fino alla Russia. Nonostante ciò ha attraversato tre nazioni, Uzbekistan, Kazakistan e la stessa Russia, per tornare dalla sua famiglia. "Quando siamo arrivati qui abbiamo subito telefonato ai nostri vicini per chiedere come stava Karim - dice Lev Kondratyev, 46 anni, marito di Ravila - ma loro ci dissero che era scappato, e da allora ogni giorno per settimane abbiamo sperato di avere sue notizie". Al suo arrivo, i suoi vecchi padroni non lo hanno trovato molto in forma. "Sembra che abbia usato tutte le sue nove vite per trovarci, ma alla fine ce l'ha fatta".

Fonte Leggo 24/06/2010

DUE GATTI SALVANO PADRONI DALL'INCENDIO

mercoledì 23 giugno 2010




Cucciolo e Achille non hanno potuto gridare «Al fuoco». Ma i due gatti sono riusciti comunque a dare l’a llarme e a salvare i padroni di casa. L’incendio è scoppiato la scorsa notte in un appartamento al quarto piano di uno stabile in via Murat 8. Solo per un miracolo Laura Paliaga e i figli Diana e Leonardo Babic si sono salvati. Il miracolo porta appunto i nomi di Cucciolo e Achille.
Quando hanno sentito il crepitio delle fiamme che ormai avevano anche interessato il soffitto, i gatti sono letteralmente volati sul letto in cui la padrona di casa stava dormendo. Con le unghie e con i denti hanno spostato il lenzuolo e hanno praticamente svegliato Laura Paliaga. La donna ha urlato «Al fuoco, al fuoco», prima che il denso fumo nero provocato dalla combustione entrasse nella sua gola. Poi sono arrivati i vigili dei fuoco e le ambulanze del 118. Laura Paliaga e i due figli sono stati trasportati all’o spedale per le conseguenze di un’intossicazione. Ieri mattina i ragazzi sono stati dimessi dopo essere stati sottoposti a una terapia con l’ossigeno.
Per la madre il ricovero si è protratto per qualche ora: aveva respirato una quantità maggiore di fumo. Sani e salvi anche Cucciolo e Achille. Si erano nascosti, spaventatissimi, dietro un mobile. I pompieri li hanno cercati utilizzando le torce che illuminavano le stanze. Ma i veri eroi di questa vicenda sono usciti solo quando sono rientrati i due ragazzi.
L’allarme è scattato attorno alle 3 di notte. A quell’ora tutti ovviamente stavano dormendo. All’origine dell’incendio, secondo i primi accertamenti dei vigili del fuoco, un corto circuito che sarebbe stato provocato da un phon e da una radio che erano collegati alla stessa presa in bagno. C’è stata una scintilla che ha trovato esca nel mobilio in legno e forse anche in qualche asciugamano appoggiato.
In breve l’incendio si è diffuso in tutto il bagno e poi, dopo aver intaccato il soffitto, ha interessato l’anticamera e una stanza che si trova vicino all’ingresso dell’appartamento.
Sarebbe stata una strage se i due gatti non si fossero accorti di quanto accadeva e non avessero a quel punto svegliato la padrona di casa. Infatti le fiamme avevano già fatto crollare una buona parte del soffitto dell’ingresso bloccando di fatto gli occupanti dell’a ppartamento nelle loro stanze ormai invase dal fumo.
In breve sono arrivati i vigili del fuoco. Ma per poter entrare velocemente nell’appartamento al quarto piano i pompieri hanno utilizzato l’autoscala posizionandola davanti all’ingresso principale delo stabile in via Murat.
Un’altra squadra intanto è arrrivata nell’appartamento passando attraverso le scale. Finalmente - ma non è stato facile - i pompieri sono riusciti a entrare nell’alloggio, seguiti poi da alcuni agenti della squadra volante. Hanno dovuto usare gli autorespiratori mentre la zona veniva illuminata dalle fotoelettriche. Nel frattempo molti condomini spaventati sono usciti lungo le scale.
I danni causati dall’incendio sono ingenti. Praticamente è andato distrutto l’intero appartamento. Colpito in particolare il bagno, dove il rogo si è innescato, mentre le altre stanze sono state parzialmente interessate dalle fiamme. Danneggiati in forma minore anche altri appartamenti vicini e alcune vetture che erano parcheggiate sotto lo stabile lungo via Murat.

Fonte Il Piccolo del 23/06/2010

CAVALLO ADOTTA NIDIATA DI ANATROCCOLI

lunedì 14 giugno 2010







"IL CAMPIONE E I PULCINI"

Sembra il titolo di una bellissima fiaba...

Topper, un cavallo da corsa, ha preso sotto la sua protezione 11 anatroccoli che ha visto nascere.

Infatti Lola, mamma anatra, ha deposto e covato le uova proprio nella stalla dove vive il campione.

Insieme alla sua coinquilina palmata, Topper ha fatto la guardia alle uova per un mese, finché non si sono schiuse e sono nati i pulcini che il cavallo ha protetto scacciando qualsiasi animale si avvicinasse troppo. Soprattutto volpi e cani.

"Topper adora gli anatroccoli e la loro mamma, credo che si senta un po' parte della famigliola", ha dichiarato Kim Stevens che lavora nell'allevamento di cavalli da corsa a Milland, in Inghilterra.

"Il cavallo entra ed esce dalla stalla continuamente e durante il periodo di cova la prima cosa che faceva quando rientrava era controllare l'angolo in cui c'era l'anatra, per vedere se fosse tutto a posto".

Lola si è trasferita nella stalla di Topper dopo che aveva perso la maggior parte della nidiata precedente, mangiata da una volpe.

Purtroppo tra un po' il campione, reduce dalla vittoria della British Open Indoor Cross Country, dovrà affrontare la sindrome del nido vuoto perché Lola e gli anatroccoli si trasferiranno presto in uno stagno vicino all'allevamento.

Se Topper dovesse cominciare a deprimersi, sarà necessario trovargli un'altra compagnia, probabilmente una capretta o un cagnolino.





Fonte: Metro del 27-04-2010